Corte di Cassazione (10739/2024) – Fallimento di società di capitali: presupposti perché gli amministratori non esecutivi siano chiamati a rispondere in solido con quelli operativi dei fatti illeciti da quelli posti in essere.
Versione stampabileCorte di Cassazione, Sez. I, 22 aprile 2024, n. 10739 - Pres. Massimo Ferro, Rel. Giuseppe Dongiacomo.
Fallimento di società di capitali – Fatti illeciti posti in essere dagli amministratori operativi - Amministratori non esecutivi – Responsabilità solidale – Presupposti.
In linea di principio, gli amministratori non esecutivi di una società di capitali, S.p.a o S.r.l. dichiarata fallita, rispondono delle conseguenze dannose della condotta degli amministratori esecutivi [nello specifico, un amministratore delegato autore di atti di distrazione del patrimonio sociale], in solido con quelli, soltanto quando siano stati a conoscenza di elementi di fatto tali da sollecitare il loro intervento ovvero abbiano omesso di attivarsi per procurarsi gli elementi necessari ad agire informati, potendo la colpa consistere o nella colposa ignoranza dell’altrui fatto illecito per aver negligentemente ignorato i relativi segnali d’allarme ovvero nel non essersi diligentemente attivati al fine di scongiurare l’evento che poteva essere evitato con l’uso della diligenza imposta dalla loro carica e ciò senza poter, in mancanza, invocare a propria discolpa il fatto che le informazioni fornite dagli organi operativi delegati fossero state state lacunose o insufficienti o, (come nel caso in esame) pur in presenza di un obbligo informativo previsto dallo statuto, siano state addirittura omesse del tutto, e di avere, per l’effetto, ignorato il fatto o i fatti pregiudizievoli che gli stessi avevano compiuto o stavano per compiere. (Pierluigi Ferrini – Riproduzione riservata)