Corte di Cassazione (13270/2019) – Chiusura del fallimento: necessità che l'ipotesi prevista dall'art. 118, n. 1, L.F. venga interpretata secondo il tenore letterale di quella disposizione.

Corte di Cassazione, Sez. I civ., 16 maggio 2019, n. 13270 – Pres. Antonio Didone, Rel. Francesco Terrusi.

Fallimento – Termine di trenta giorni prima dell'adunanza - Mancata presentazione di domande tempestive - Chiusura ex art. 118, n. 1, L.F. -  Rinuncia alle domande pur presentate tempestivamente – Ipotesi da considerarsi non contemplata – Creditori tardivi – Diritto a fare affidamento sull'utile prosecuzione della procedura.

L’art. 118, n. 1, L. Fall. prevede come motivo di chiusura del fallimento il solo caso della mancata presentazione di domande nel termine stabilito nella sentenza dichiarativa, e non è consentita di tale norma un’interpretazione diversa da quella letterale che finisca per precludere, anche in caso di rinuncia alla domanda tempestiva, il diritto all’insinuazione tardiva assicurato dall’art. 101; viceversa l’eventualità del ritiro della domanda tempestivamente presentata, ovvero l’eventualità della sua rinuncia prima dell’adunanza di verifica dei crediti, può rilevare nel distinto contesto di un’interpretazione estensiva della L. Fall., art. 118, n. 2, nell’ampia categoria dell’accertamento in ordine all’inesistenza di debiti a carico del patrimonio fallimentare (Principio di diritto) [la Corte ha considerato corretta la decisione della Corte d'Appello che, come del resto il Tribunale, aveva negato la chiusura del fallimento, essendo stata fissata un'apposita adunanza per la verifica dell'effettività delle desistenze a fronte delle domande presentate, tempestive e tardive, e ha, pertanto, rigettato il ricorso che avverso quella decisione era stato proposto]. (Pierluigi Ferrini – Riproduzione riservata)

http://mobile.ilcaso.it/sentenze/ultime/21791/CrisiImpresa

[cfr. in questa rivista: Cassazione civile, Sez. I, 15 febbraio 2017, n. 4021 https://www.unijuris.it/node/3222]