Corte di Cassazione (13867/2017) – Istanza di insinuazione al passivo avanzata da un professionista che era stato, in precedenza, incaricato, dal liquidatore della fallita di redigere un piano di risanamento della società.

Corte di Cassazione, Sez. I civ., 01 giugno 2017 n. 13867 – Pres. Antonio Didone,  Rel. Andrea Scaldaferri.

Fallimento di una società in liquidazione – Stato passivo – Professionista incaricato dal liquidatore di redigere una relazione – Compenso – Istanza di insinuazione – Accoglibilità – Poteri del liquidatore –  Limiti - Necessità di una specifica delibera assembleare – Esclusione.

Non può condividersi la tesi secondo la quale i poteri del liquidatore devono essere necessariamente determinati in sede di delibera assembleare di nomina ex art. 2487, primo comma, lettera c), c.c., in quanto l’eventuale deliberato dell’assemblea dei soci, da rendersi pubblico a tutela dell’affidamento dei terzi,  ai sensi dell’art. 2487 bis c.c., mediante iscrizione nel Registro delle imprese, opera solo quale eccezione rispetto alla generale attribuzione ai liquidatori di cui all’art. 2489 c.c. del potere di compiere, salva diversa disposizione statutaria, ovvero adottata in sede di nomina, “tutti gli atti utili per la liquidazione della società” [alla luce di ciò, nello specifico, la Corte ha cassato con rinvio la decisione del Tribunale che aveva rigettato l’opposizione ex art. 98 L.F. che un professionista aveva proposto, deducendo la sua mancata ammissione al passivo del fallimento di una società in liquidazione del compenso a lui spettante per l’espletamento dell’incarico di redazione di un progetto economico finanziario di risanamento di quella società da sottoporre al sistema bancario, sul rilievo erroneo della mancanza da parte del liquidatore del potere di conferirgli quello specifico incarico, non essendo stato a ciò specificatamente autorizzato dall’assemblea dei soci]. (Pierluigi Ferrini – Riproduzione riservata)

http://www.fallimentiesocieta.it/sites/default/files/Cass.%20Civ.%2013867.2017.pdf