Corte di Cassazione (24472/2021) – Diritto dell'appaltatore che sia posto in amministrazione straordinaria di essere pagato immediatamente per le prestazioni eseguite e soddisfazione del subappaltatore nel rispetto della disciplina della concorsualità.
Versione stampabileCorte di Cassazione, Sez. Sesta - Prima Civile, 10 settembre 2021, n. 24472 – Pres. Giacinto Bisogni, Rel. Massimo Ferro.
Amministrazione straordinaria – Appaltatore di opere pubbliche – Scioglimento del contratto – Art. 118, comma 3 del D. Lgs. n. 163 del 2006 – Pagamenti effettuati al subappaltatore - Mancata presentazione delle fatture che li attestino – Stazione appaltante - Sospensione dei pagamenti a favore dell'appaltatore – Regola inapplicabile – Pagamento del subappaltatore in prededuzione – Esclusione – Prevalere della disciplina della concorsualità – Rispetto della par condicio e delle cause di prelazione.
Qualora sopravvenga il fallimento dell'appaltatore di opere pubbliche o lo stesso venga posto in ammissione straordinaria e il contratto di appalto pertanto si sciolga, laddove il curatore, ovvero il commissario dell'amministrazione straordinaria, voglia incassare il credito dall'appaltante pubblico per le prestazioni svolte antecedentemente, non trova più applicazione l'originaria regola dell'appalto, per cui il subappaltatore va pagato in prededuzione, in quanto il meccanismo delineato dall'art. 118, comma 3 del D. Lgs. n. 163 del 2006 (ove permette alla stazione appaltante di sospendere i pagamenti in favore dell'appaltatore, in attesa delle fatture dei pagamenti effettuati da quest'ultimo al subappaltatore) va riferito all'ipotesi in cui il rapporto di appalto sia in corso con un'impresa in bonis; ne consegue che in tal caso, posto che l'appalto non è più pendente, opera la prevalente disciplina comune della concorsualità e il subappaltatore va considerato un creditore come gli altri, da soddisfare nel rispetto della par condicio creditorum e dell'ordine delle cause di prelazione. (Pierluigi Ferrini – Riproduzione riservata)
[cfr. in questa rivista: Corte di Cassazione, Sez. Unite Civili, 02 marzo 2020, n. 5685 https://www.unijuris.it/node/5072].