Corte di Cassazione (7390/17) – Fallimento: presunzione di conoscenza del ricorso e del decreto di fissazione d’udienza notificati a mezzo PEC. Stato d’insolvenza riscontrato in via induttiva sulla base della sola istanza.

Corte di Cassazione, Sez. I civ., 22 marzo 2017 n. 7390 - Pres. Vittorio Ragonesi, Rel. Giacinto Bisogni.

Fallimento – Istanza e decreto di fissazione d’udienza – Notifica tramite PEC – Principio della conoscibilità – Fondamento – Avvenuta effettiva  conoscenza – Irrilevanza.

Fallimento – Riscontro dell’insolvenza – Mancato pagamento di un solo credito - Importo non inferiore ad euro trentamila – Presunzione della sussistenza dello stato – Criterio sufficiente.

La notifica ex art. 15 L.F. del ricorso di  fallimento e del decreto di fissazione d’udienza  a mezzo PEC si deve ritenere fondata, come quella della notifica al domicilio, sul principio della conoscibilità dell’atto secondo il criterio di ordinaria diligenza del destinatario circa il costante controllo degli atti ricevuti presso il domicilio reale o telematico, ragion per cui risulta irrilevante l’avvenuta effettiva conoscenza degli stessi da parte della fallenda solo dopo la data di comparizione, laddove dovuta alla tardiva apertura da parte della stessa della casella di posta certificata. (Pierluigi Ferrini – Riproduzione riservata)

Coerentemente al criterio normativo per cui lo stato di insolvenza di cui all’art. 5 L.F. può essere  ricavato in via induttiva anche dal mancato pagamento di un solo credito di importo non inferiore ad euro trentamila, si deve considerare infondato il motivo di reclamo ex art. 18 L.F. consistente nell’avere la Corte territoriale desunto lo stato d’insolvenza dal solo esame del credito posto a fondamento dell’istanza di fallimento di cui all’art. 6 L.F., senza lo svolgimento di una reale verifica circa la reale sussistenza di detto stato. (Pierluigi Ferrini – Riproduzione riservata)

http://www.fallimentiesocieta.it/sites/default/files/Cass.Civ_.%207390.2017.pdf