Corte di Cassazione (18528/2020) – Presupposti perché il reato di bancarotta preferenziale possa configurarsi ed affinché una sentenza di assoluzione in primo grado possa modificarsi in sentenza di condanna in grado d’appello.

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Data di riferimento: 
18/06/2020

Corte di Cassazione, Sez. V penale, 18 giugno 2020, n. 18528 – Pres. Paolo Antonio Bruno, Rel. Barbara Calaselice.

Bancarotta preferenziale – Presupposti oggettivi di configurabilità del reato – Elemento soggettivo richiesto – Dolo eventuale.

Primo grado di giudizio – Sentenza di assoluzione dell’imputato – Condanna dello stesso in grado d’appello – Motivazione – Congruenza necessaria.

In tema di bancarotta preferenziale, qualora il fallito provveda al pagamento di crediti privilegiati, ai fini della configurabilità del reato, è necessario il concorso di altri crediti con privilegio, di grado prevalente o eguale, rimasti insoddisfatti per effetto del pagamento e non già di qualsiasi altro credito. Non costituisce in generale bancarotta preferenziale anche il pagamento contestuale a controprestazioni a conclusione di un negozio (in particolare in caso di mero pagamento ai dipendenti per l'attività lavorativa ed ai fornitori). Quanto all'elemento soggettivo richiesto per la consumazione di quel reato, questo è costituito dal dolo specifico, consistente nella volontà di recare un vantaggio al creditore soddisfatto, con l'accettazione della eventualità di un danno per gli altri secondo lo schema del dolo eventuale. Ne consegue che detta finalità non è ravvisabile allorché il pagamento sia volto, in via esclusiva o prevalente, alla salvaguardia della attività sociale o imprenditoriale ed il risultato di evitare il fallimento possa ritenersi più che ragionevolmente perseguibile. (Pierluigi Ferrini – Riproduzione riservata)

La radicale riforma, in appello, di una sentenza di assoluzione non può essere basata su valutazioni semplicemente diverse dello stesso compendio probatorio, qualificate da pari razionalità e plausibilità rispetto a quelle sviluppate dalla sentenza di primo grado, ma deve fondarsi su elementi dotati di effettiva efficacia persuasiva, in grado di vanificare ogni ragionevole dubbio, ciò in quanto la sentenza di responsabilità implica la certezza della colpevolezza. Pertanto, il giudice superiore ha l'obbligo di delineare le linee portanti del proprio, alternativo, ragionamento probatorio e di confutare, specificamente, pena il vizio di motivazione, anche eventualmente avuto riguardo ai contributi eventualmente offerti dalla difesa nel giudizio di appello, i più rilevanti argomenti della motivazione della prima sentenza, dando conto delle ragioni della relativa incompletezza o incoerenza, tali da giustificare la riforma del provvedimento impugnato [nello specifico la Corte ha considerato la sentenza d’appello impugnata che aveva riconosciuto la colpevolezza dell’imputato assolto in primo grado, non esauriente posto che aveva tratto la convinzione dell'avvenuto pagamento di fornitori e dipendenti in via preferenziale, rispetto all'erario, soltanto dal dato oggettivo dall'avvenuta prosecuzione dell'attività della società poi fallita ("poiché certamente fornitori e dipendenti non hanno lavorato senza corrispettivo") senza nulla spiegare circa l'effettività ed entità di detti pagamenti]  (Pierluigi Ferrini - Riproduzione riservata)

http://www.fallimentiesocieta.it/sites/default/files/Cass.%20pen.%20n.%2018528.pdf

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Articoli di riferimento nella legge fallimentare
Vedi anche nel Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza: